Proprio così, il pellet deve essere adatto alla nostra stufa o al nostro impianto di riscaldamento. Con un buon pellet  la resa può anche cambiare. In virtù di questo, il pellet giusto è quello che risulta essere quello adatto alle nostre esigenze ed ecco perché si sentono pareri diversi su uno stesso prodotto, con certe stufe brucia meglio e con altre no. E’ importante, in ogni caso, per ottimizzare il funzionamento della stufa, che li pellet sia di ottima qualità, oltre che pulire regolarmente la stufa e saltuariamente la canna fumaria, pena la riduzione dei benefici..

Per tutti i pellet esistono dei criteri di qualità che devono essere rilevati leggendo semplicemente l’etichetta sul sacco prima dell’acquisto ed osservando l’aspetto del pellet in esso contenuto. Il contenuto di umidità deve essere pari o inferiore al 10% e per quanto riguarda il potere calorico, indicato con la sigla Kwh/kg, maggiore è questo valore, più alto è il potere calorico. Un altro dato indicativo è il residuo di ceneri prodotte dalla combustione, infatti minore è il valore, maggiore è la resa del pellet rapportata al volume contenuto in un sacco. A questo proposito occorre fare però un distinguo perché ci sono legni che naturalmente lasciano più ceneri rispetto ad altri, ad esempio il faggio rispetto all’abete. Quindi confrontando le etichette di queste essenze si nota una rilevante differenza, ma non significa che sia migliore l’abete solo per questo valore.

Il pellet deve inoltre avere forma e misure regolari e corrispondenti a quelle indicate sulle confezioni, non ci devono essere eccessivi residui di segatura e il cilindro deve essere liscio, compatto e lucido. Per capire se il prodotto acquistato è puro, senza l’aggiunta di additivi, o derivante da scarti di falegnameria o quant’altro,  esso deve emanare odore di legna quando brucia e se proprio vuoi fare una prova con un cilindretto, lo prendi, lo immergi in un bicchiere pieno di acqua e se questo si sgretola in fretta, significa che non è stato ben lavorato, se rimane a galla invece, sono stati aggiunti additivi tipo la colla.

Un buon pellet deve contenere un minimo residuo di umidità che gli consente di ottenere un elevato potere calorico e bassi valori di emissioni.

pellet-a1Esiste comunque uno standard di qualità che assicura appunto il livello di qualità del pellet, che si chiama EN PLUS e rappresenta una serie di controlli volti a certificare tutto il percorso del pellet: dalla produzione fino al consumatore finale e contempla tre classi di qualità:

A1 la cui caratteristica è che non deve superare lo 0,7% di residuo di ceneri; A2 non deve superare il 1,5% di residuo di ceneri e B, che riguarda solo i grandi impianti o le caldaie di medie e grandi dimensioni, non deve superare il 3,5% di residuo di ceneri.

Non è mica così complicato come può sembrare, dedica un poco di tempo a valutare i diversi tipi di pellet, prova qualche sacco, stai attento alla loro resa e poi scegli. Non fare come quella signora che a tre metri di distanza dal bancale, vedendo il colore del pellet leggermente scuro ha girato i tacchi dicendo”…ah no, non è bianco non lo voglio”.

Informati, ti prego, non limitarti a scegliere solo per il sentito dire, sappi che la riprova sociale non sempre ti fornisce la cosa giusta da fare…